Nella precedente intervista fatta a Karin Zaghi, professoressa alla SDA Bocconi di Milano, abbiamo affrontato il tema della comunicazione in store.
Nel punto vendita, infatti, si incontrano tre realtà: retail, Brand e consumatore. La comunicazione in store, fatta di materiali POP, layout e materiali visual deve essere finalizzata esclusivamente a un unico obiettivo: rendere ottimale la shooper experience del consumatore. È lui il vero protagonista del punto vendita.
Seconda intervista a Karin Zaghi
Non sempre, però, è così semplice creare una comunicazione efficace. Brand e retail devono far convergere le rispettive necessità comunicative.
Da un lato il Brand ha le proprie linee comunicative in base alle quali progetta materiale POP a prescindere dai singoli punti vendita in cui verranno implementati. Dall’altro lato abbiamo i retailer che devono far fronte a specifiche guideline espositive, criteri di pedonabilità e ottimizzazione dello spazio da dedicare a diversi marchi.
Come afferma la professoressa Karin Zaghi nell’intervista, il primo contatto tra Brand e punto vendita avviene a livello centrale con il buyer, il quale dovrebbe avere una consapevolezza degli spazi delle singole realtà distributive.
Ma spesso il buyer non riesce a supportare tutto il processo di gestione del materiale POP nel punto vendita. Ed è a questo punto che avviene lo scontro fra Brand e retailer: la mancata conoscenza approfondita delle singole realtà distributive porta a un eccesso di comunicazione nel punto vendita a scapito di tutte le parti.
Se ti sta piacendo questo post metti SEGUI qui sotto!
Per questo motivo, agenzie di field marketing come Free-Way possono fare la differenza. Grazie a un attento presidio del territorio attraverso staff di Field Sales e Marcheandiser evolutivi, le agenzie di Field Markerting creano un vero ponte fra Brand e distribuzione, pianificando e ottimizzando la destinazione dei materiali POP con attenzione.
Forse potrebbe interessarti anche Gli X factor del visual merchandising | #3 scegliere l’agenzia